domenica 6 aprile 2014

La scacchiera

Guggenheim Museum - Frank Lloyd Wright

Nel 1943 l’industriale e filantropo americano
Solomon Guggenheim, guidato dall’amica ed esperta Hilla Rebay, commissiona a Wright un museo nel quale esporre la sua ormai vastissima collezione di opere d’arte astratta. L’edificio sorge sulla Fifth Avenue, a metà tra il Rockefeller Center e il degradato quartiere di Harem, tra il lusso e la miseria. Tra il monotono ripetersi delle superfici verticali delle “curtain-walls”, Wright decide provocatoriamente di inserire l’eccezione: l’insolito volume curvo di cemento, che si oppone alle solite forme scatolari.
Wright vuole che la dinamicità che deriva dalla ricerca dell’arte contemporanea, si rifletta in una modalità di fruizione altrettanto dinamica; perciò basa il nuovo museo sul concetto di PERCORSO, il “bang” dell’opera. Alle sequenze gerarchizzate di “stanze” ottocentesche, sostituisce una rampa continua.
Inoltre Wright prende in considerazione e si ispira ad uno schizzo realizzato nel 1925 per il suo progetto del “Gordon Strong Automobile Objective and Planetarium”, una sorta di “ziggurat” dedicata al culto della natura.

Gordon Strong Automobile Objective and Planetarium, Wright

Anche Le Corbusier aveva pensato a un museo basato sull’idea di una rampa continua, un progetto redatto tra il 1930 e il 1939, ma mai realizzato: si tratta di un Museo a crescita illimitata costituito da una spirale quadrata impostata su pilotis; lo stesso fecero Terragni e Lingeri progettando il loro Danteum nel 1938 come una sequenza ascensoriale che connette ad altezze sfasate le tre cantiche della Divina Commedia.


Museo a crescita illimitata, Le Corbusier

Ma in questi progetti l’idea del percorso spiraliforme è racchiusa da un volume scatolare, mentre Wright fa si che il percorso diventi una rampa che si avvolge attorno al grande cavo interno e che si ripercuote in volumi esterni a conchiglia.
Scomparsi sia Wright che Solomon Guggenheim prima che il Museo sia completato, nel 1959, vengono imposti alcuni cambiamenti relativi alla superficie esterna e i lucernari della galleria principale sono ricoperti, cosicché la luce artificiale all’interno viene moltiplicata fino ad annullare ogni effetto di illuminazione studiato da Wright.
Solo nel 1992 la rampa a spirale della galleria verrà riportata ad una condizione conforme a quella del progetto originale.
Nella progettazione una prima difficoltà è posta dalla ristrettezza del lotto di terreno a disposizione: il diretto contatto con un asse viario molto transitato e caotico rende difficoltosa la creazione di uno spazio mediativo, necessario per potersi addentrare nella fruizione dell’arte, ed è impossibile stabilire una qualche forma di dialogo con il parco antistante. Wright risolve comunque il problema arretrando l’edificio rispetto all’allineamento continuo della strada. Giunti all’interno, ci si rende conto di come l’edificio sia orgogliosamente isolato dall’esterno e costituisca uno spazio autonomo, con accessi ridotti all’essenziale a livello della strada e caute aperture ai livelli superiori.


Guggenheim Museum, Wright

La struttura del museo, con il corpo principale costituito da una percorso elicoidale, rievoca il principio fondamentale di uno dei maestri di Wright, Sullivan con il suo “Form follow function”. La peculiare forma trova infatti numerose ragioni d’essere di carattere funzionale: agevola fisicamente il visitatore che, giunto al settimo piano con gli ascensori, percorrerà la rampa in discesa e alla fine della visita si ritroverà in prossimità dell’uscita; permette di focalizzare l’attenzione sulle opere, poiché il visitatore trovandosi in cima alla struttura avrà modo di soddisfare la sua curiosità e durante la discesa il suo sguardo non sarà calamitato verso l’alto e verso la vetrata che chiude la cavità centrale, e inoltre la distanza da cui guardare le opere è fissa definendo una precisa organizzazione espositiva; la svasatura, abbinata all’uso di lucernari inclinati, consente un'illuminazione naturale e diffusa delle opere esposte, in modo da non abbagliare e colpire le superfici in modo diretto; la forma dell’edificio fa sì che esso sia protetto dagli agenti atmosferici; l’inclinazione delle superfici murarie esterne è inoltre funzionale per rendere fruibili le tele esposte, che in caso contrario risulterebbero rivolte verso il basso; l’ampiezza crescente di pari passo con l’altezza, consente infine di trarre una superficie maggiore da un lotto di piccole dimensioni.


 
Guggenheim Museum, Wright

Da un punto di vista costruttivo l’impianto si compone di due corpi di fabbrica messi in relazione da una loggia aperta: un blocco cilindrico di piccole dimensioni, dove si trovano gli uffici, e l’edificio principale, che ospita la galleria a spirale, sezioni dedicate alla fotografia, alle installazioni, alla Video Art, al cinema sperimentale, la celebre Rotunda al piano terra, dove sono organizzate esposizioni temporanee, il Peter B. Lewis Theater, vari caffè e bookshops.
L’intero percorso è scandito da setti murari aventi funzione strutturale e architettonica al tempo stesso; si tratta infatti di pilastri estremamente allungati, posti radialmente, che creano una serie di salette espositive distinte. La linea concava della rampa spiraliforme si ribalta in corrispondenza dei collegamenti verticali, scale e torre dell’ascensore. Questa espansione convessa trova spiegazione nella possibilità di creare punti di vista differenziati, interrompendo la continuità del percorso in modo da destare l’attenzione dello spettatore. La rampa del corpo centrale è autoportante, mentre nel corpo cilindrico secondario, dove sono collocati gli uffici, lo scheletro portante è costituito dall'elemento che racchiude gli ascensori e da colonne che poggiano su mensole sospese ai solai del primo piano, retti da un muro continuo in cemento armato: la tecnologia è manipolata fino a farne un virtuosismo irriproducibile. La cupola vetrata che chiude il corpo centrale invece, fatta di travi compresse, è frutto del viaggio durante il quale Wright ebbe modo di studiare l’architettura romana.

 
Guggenheim Museum, Wright


Il bang: l’OCHO

Uno dei passi femminili più affascinanti, nel tango, è chiamato: ocho.
E’ un passo base, che prende il nome dalla forma dell'otto idealmente tracciata dal movimento dei piedi della donna. E' costituito da due pivot (rotazioni sulla pianta di un piede che fa da perno), uno in avanti ed uno indietro per consentire alla ballerina di ritornare in posizione.






Ogni riferimento sul tango, si ricollega a forme circolari, sinuose: forme che caratterizzano il carattere del ballo stesso, ma anche l’idea che voglio dare al mio progetto.
"Il tango è un abbraccio in movimento".

martedì 4 marzo 2014

Scelta degli UrbanVoids

SCELTA DELL'AREA - UrbanVoids

AREA 47.TevereCavo

1 ANALISI STORICA-MORFOLOGICA.
Parioli è il nome del secondo quartiere di Roma. Il nome deriva dalla denominazione di "Monti Parioli", data a un gruppo di colline tufacee prima dell'urbanizzazione dell'area, avvenuta agli inizi del Novecento. Alcuni affermano che il nome derivi da peraioli, per le coltivazioni di peri che vi si trovavano. Si trova nell'area nord della città, a ridosso del fiume Tevere. Il quartiere Parioli si contraddistingue perché ha sempre ospitato una popolazione di ceto alto, e lo si nota subito dalle abitazioni che testimoniano il ceto sociale dei residenti. Anche se si è sviluppato di recente alle sue spalle ha una storia molto intensa che risale al Medioevo, al periodo in cui era detto Pelaiolo. Nel secondo dopoguerra il quartiere ha raggiunto l’apice della notorietà, infatti ha ospitato gente del cinema, del teatro, dell’ industria, dell’alta finanza e della diplomazia. Le abitazioni di quest’area  hanno sempre riservato ampi spazi al verde, con splendidi giardini, ed ora ne risulta che il Parioli è uno dei quartieri più verdi di Roma, se non il più verde.                                                                                                                                                       
Il sito vanta la presenza del fiume Tevere e di numerose aree verdi, tra cui Villa Glori. Andando nello specifico, l’area 47.TevereCavo, adibito tuttora a parcheggio, è caratterizzato prevalentemente da folti alberi distribuiti in linea lungo il lotto asfaltato; l’area è separata dai campi da tennis da reti metalliche mal conservate; inoltre all'interno del sito, è abbandonato a se stesso il monumento dedicato ai due poliziotti, Giuseppe Antonio Carretta e Franco Sammarco, assaliti e uccisi da militanti dei nuclei armati rivoluzionari l’8 Giugno del 1982.

2 ANALISI GEOREFERENZIATA.
L’area 47.TevereCavo si trova nel II municipio di Roma, tra Viale Tiziano e Via Pietro de Coubertin. L’area, affiancata a dei parcheggi e a dei campi da tennis è attualmente utilizzata essa stessa come parcheggio. Di notevole importanza sono le strutture attorno al sito: lo Stadio Flaminio, l’Auditorium Parco della Musica, il Palazzetto dello sport di Nervi, il viadotto di Nervi attraversato da Corso Francia, e un po’ più distante il Maxxi, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo. L’area è facilmente raggiungibile grazie alla rete tram-viaria. Oltre al Villaggio Olimpico, ad Ovest si trova il quartiere Parioli, costituito dal Museo Maxxi e da abitazioni, caserme, alberghi, punti di ristoro, aree verdi, aree sportive...

3 TEAM X.
Tra le criticità dell’area 47.TevereCavo, riscontriamo talvolta l’assenza di illuminazione, un disagio per chi deve attraversare la zona, o andare al parcheggio, considerando tra l’altro la presenza di camper di zingari che si stabiliscono nel parcheggio stesso. I campi da tennis e il casale annesso sono in pessime condizioni, sia internamente che esternamente, e lo stesso si può dire della ringhiera che divide l’area 47 dai campi da gioco. Abbandonato a se stesso il monumento dedicato ai due poliziotti, Giuseppe Antonio Carretta e Franco Sammarco, assaliti e uccisi da militanti dei nuclei armati rivoluzionari l’8 Giugno del 1982.

4 ANALISI AMBIENTALE CLIMATICA.
L’area 47.TevereCavo è schermata da alberi lungo tutto il lotto, inoltre a Sud-Ovest è protetta direttamente dalla struttura che ospita i campi da tennis quindi in generale è abbastanza riparata sia dai venti che dal sole, favorendo aree prevalentemente ombreggianti.

5 ANALISI MAGICA.
Camminando all’interno dell’area 47.TevereCavo, lungo le vie scandite dalle alberature, ce n’è una dalla quale si vedono alle estremità lo Stadio Flaminio e il Palazzetto dello Sport di Nervi, inoltre degno di considerazione è il monumento dedicato ai due poliziotti uccisi nel 1982.

MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo è un museo di arte contemporanea, è stato progettato dall'architetto Zaha Hadid ed è gestito dall'omonima fondazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, presieduta da Giovanna Melandri. Il museo è stato pensato come un luogo pluridisciplinare destinato alla sperimentazione e all'innovazione nel campo delle arti e dell’architettura.
Lo STADIO FLAMINIO - Impianto sportivo polivalente di Roma. Ubicato lungo viale Tiziano, strada che corre parallelamente a via Flaminia, nonostante il nome lo stadio appartiene amministrativamente al quartiere Parioli, alla cui estremità occidentale esso sorge. Progettato dall'architetto Antonio Nervi con la collaborazione ingegneristico-strutturale di suo padre Pier Luigi, fu realizzato tra il 1957 e il 1958 e vide la sua inaugurazione il 19 marzo 1959. Costruito sull'area del preesistente stadio Nazionale, demolito nel 1957, lo stadio Flaminio fu destinato a ospitare gli incontri del torneo olimpico di calcio del 1960.
AUDITORIUM Parco della Musica- Un complesso multifunzionale di Roma, realizzato per ospitare eventi musicali e culturali di varie tipologie. Fu inaugurato il 21 aprile 2002. Si sviluppa su un'area di 55.000 m² nel quartiere Flaminio, tra la Villa Glori, la collina dei Parioli e il Villaggio Olimpico, ed è stato progettato dall'architetto italiano Renzo Piano.
Il PALAZZETTO DELLO SPORT- Un edificio multifunzione, adibito principalmente a uso sportivo, che sorge a Roma nel quartiere Parioli. Progettato nel 1956 dall'ingegnere Pier Luigi Nervi, e realizzato tra il 1958 e il 1960 quale impianto destinato ad accogliere alcuni eventi dei XVII giochi olimpici di Roma, è tuttora in funzione e ospita manifestazioni sportive.
















AREA 27.TevereCavo

1 ANALISI STORICA-MORFOLOGICA.                                                    
Nella piana tra la collina di Villa Glori e il Tevere, per gli eventi bellici si era costituito negli anni quaranta del secolo scorso un agglomerato di baracche di sfollati, conosciuto come campo Parioli.  Per sgomberare e demolire l'agglomerato, fu colta l'occasione delle Olimpiadi di Roma, nel 1960. Per ospitare gli atleti, un complesso edilizio nuovo, chiamato appunto Villaggio Olimpico, fu costruito nella piana negli anni 1958-59 su progetto degli architetti Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti.  Successivamente, le opere edilizie furono consegnate all'I.N.C.I.S. (Istituto Nazionale Case per gli Impiegati dello Stato), ed assegnate tramite concorso ad impiegati dello Stato.  Nel 1972 con lo scioglimento dell'I.N.C.I.S. la gestione del patrimonio passò allo I.A.C.P., con 111 abitazioni, mentre altre 38 sono gestite dal Comune. Nel 1985 gli assegnatari riscattarono fino ad oltre il 90% degli appartamenti, che sono diventati così di proprietà privata. Negli anni novanta fu considerata una zona degradata e solo in seguito alla costruzione dell'Auditorium l’area del Villaggio Olimpico ha conosciuto una forte riqualificazione diventando uno dei quartieri più vivi dal punto di vista culturale di Roma.                                                 

2 ANALISI GEOREFERENZIATA.
L’area 27.TevereCavo si trova nel II municipio di Roma, tra Via degli Olimpionici e Via degli Stati Uniti d’America.  
L’area 27 è attualmente un’area verde incolta.
Le strutture attorno al sito che hanno permesso una riqualificazione dell’area sono:
lo Stadio Flaminio, l’Auditorium Parco della Musica, il Palazzetto dello sport di Nervi, il viadotto di Nervi attraversato da Corso Francia, e un po’ più distante il Maxxi, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo. Numerosissimi sono  i centri sportivi dell’area, che si distribuiscono lungo il Tevere, e anche internamente al quartiere.

3 TEAM X.
Camminando per l’area 27.TevereCavo e intervistando gli abitanti del Villaggio Olimpico, le criticità da segnalare comprendono:
l’assenza di illuminazione in una zona tra l’altro abbastanza isolata del Villaggio Olimpico;
l’assenza di manutenzione e cura della zona;
il parcheggio dei pullman che si trova poco più distante dall’area 27.TevereCavo, è visto come un problema per gli abitanti in quanto la zona risulta ancor più abbandonata e mal tenuta;
infine gli abitanti della zona, pretendono più controlli, data la presenza di zingari e di attività di prostituzione...

4 ANALISI AMBIENTALE CLIMATICA.
L’area 27.TevereCavo è schermata a Nord da un circolo sportivo, posto ad un livello superiore rispetto l’area stessa; a Sud le case in linea realizzate da Adalberto Libera ombreggiano quasi completamente il nostro lotto; a Est c’è Via Olanda ed è l’unico lato più aperto rispetto agli altri.

5 ANALISI MAGICA.
Camminando all’interno dell’area 27.TevereCavo, regna la calma, il silenzio e quasi la tristezza di un quartiere un po’ abbandonato a se stesso, gli unici elementi magici sono queste aree verdi che con un po’ di immaginazione potrebbero essere ben sfruttati e riqualificati. Inoltre la visuale a un certo punto arriva a scorgere Ponte Flaminio, spunto per una progettazione che si rivolge al Tevere e al ponte stesso; e perchè no, altro elemento magico potrebbe essere la scuola di tango che si trova proprio li davanti all’area.













AREA 47.TevereCavo

AREA 27.TevereCavo


martedì 25 febbraio 2014

Idea di progetto nei pressi della facoltà di Architettura, Valle Giulia, al fine di rimpossessarci dell'area utilizzata a scopi estranei all'Università, attraverso la progettazione di una mensa e spazi aperti e comuni per gli studenti. Idea di progetto sviluppata il giorno 24/02/2014, prima lezione del professor Saggio.


lunedì 24 febbraio 2014

Il Laboratorio di Progettazione Architettonica III, organizzato in gruppi, prevedeva la progettazione di un complesso composto da: info-point, parco, funeral home, pensato sul sito di Concordia sulla Secchia (MO). Il tema sulla quale ci siamo soffermati per la progettazione è quello legato all'ascesa e alla discesa, caratterizzato dalle numerose rampe che si ripetono nei tre singoli progetti, legati tra loro da questi elementi, ma anche dalla linearità e semplicità dei volumi ripresi dalle architetture di Tadao Ando.